INFORMATIVA SINDACALE
LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
COBAS COMUNE DI PISA
ESTATE 2008
Che cosa succede alla pubblica amministrazione?
Il Consiglio dei Ministri del 18 giugno 2008 ha approvato le linee guida di riforma della Pubblica
Amministrazione per il triennio 2009/2011 .
3 sono i principi guida; la riduzione della spesa pubblica, l’accrescimento della produttività e il “benessere “ (avete letto bene!) dei cittadini.
A distanza di pochi giorni, il 25 giugno, la Camera ha approvato, con tanto di Fiducia richiesta dal Governo, il Decreto Fiscale che concretizza mesi di esternazioni del Ministro Brunetta e determina ingenti tagli alla spesa del personale, alla occupazione, priva i contratti stessi di molte loro prerogative a discapito di diritti collettivi e individuali.
L’inizio, un mese fa circa, è stato il piano industriale per riordinare la pubblica amministrazione (in parte riversato nel Decreto del 25 Giugno), presentato con enfasi da Brunetta e sostenuto anche da ampi settori del PD.
L'obiettivo dichiarato del Governo è accrescere la produttività del lavoro pubblico. Noi tutti sappiamo che negli ultimi anni gli organici degli enti locali e della sanità sono stati ridotti vuoi dai blocchi delle assunzioni decretate dalle leggi finanziarie, vuoi da una tendenza, trasversale ai due schieramenti politici oggi in Parlamento,che vede nella riduzione del personale pubblico una scelta ineluttabile. La riduzione del personale ha determinato un aumento della produttività (si veda il rapporto tra pensionamenti e nuove assunzioni e l'aumento dei carichi di lavoro e delle mansioni). Quindi, si può ipotizzare che il disegno di legge abbia altri obiettivi, non dichiarati, ad esempio quello di ridurre a poche ed insignificanti materie la contrattazione sindacale: ridimensionando il contratto nazionale, col risultato che si avranno stipendi differenti da regione a regione, una contrattazione aziendale che farà accrescere le disuguaglianze tra i lavoratori e non favorirà certo chi produce di più ma accrescerà le disuguaglianze tra lavoratori
Dietro ai meccanismi premiali non esiste la volontà di accrescere i servizi pubblici e di favorire allo stesso tempo il personale. In Italia si spende meno che in ogni altro paese europeo per la formazione del personale, gli investimenti nei settori pubblici sono ridotti ai minimi termini (e dovranno essere utilizzate in gran parte per far i controlli fiscali ai dipendenti, secondo i ministri Brunetta e Tremonti) con la prossima finanziaria anche le stabilizzazioni dei precari non saranno più possibili;aumenteranno le norme disciplinari per presentare alla opinione pubblica il lavoratore pubblico come un fannullone che ruba i soldi ai contribuenti: in questo modo si continuerà a denigrare le migliaia di lavoratori pubblici che per 1100 euro al mese prestano la loro opera spesso con pochi strumenti a loro disposizione (basterebbe vedere lo stato degli edifici pubblici );
la contrattazione collettiva sarà ridotta ai minimi termini, nello stesso tempo limiteranno la stessa contrattazione decentrata e in futuro sarà sempre più difficile strappare aumenti salariali e le stesse progressioni orizzontali potranno avvenire solo ogni due anni con un danno economico che certo non incentiverà il personale. L'obiettivo è di ridurre ai minimi termini il già esiguo potere di contrattazione, dividere i lavoratori e metterli gli uni contro gli altri per conquistare una quota esigua del salario accessorio.
Dietro alla riduzione dei comparti non c'è la volontà di ridurre gli sprechi della Pubblica Amministrazione (che il sindacato ha più volte denunciato, a partire dai compensi dei dirigenti e dal ricorso alle consulenze esterne,
per non parlare poi di quelle esternalizzazioni che hanno moltiplicato i livelli di intermediazione nella produzione dei servizi, col bel risultato di aumentarne i costi e di creare una forza lavoro sottopagata): ai dirigenti non sarà richiesto di fare funzionare al meglio i servizi pubblici, questi dirigenti diventeranno managers (e i loro già alti stipendi cresceranno) e agiranno con logiche aziendalistiche (quali? Forse quelli usati dai managers dell’Alitalia e delle FS?).
Questo processo svilisce il lavoro pubblico e mortifica migliaia di lavoratori e induce a pensare che l’obiettivo reale della riforma in atto nella pubblica amministrazione e in materia di contrattazione sindacale sia diminuire i posti di lavoro nel settore pubblico e di favorire processi privatistici, riducendo ai minimi termini il già esiguo potere di contrattazione dei sindacati: non migliorano i servizi pubblici, attaccano i lavoratori, il loro potere di acquisto e di contrattazione.
Seconda parte
Il decreto legge di fine Giugno: prime impressioni…. (Ma dovremo muoverci tutti insieme)
Mentre L’Italia cade nella morsa di un caldo africano, Il Governo ha licenziato il 25\6 un
Vediamo insieme le principali novità
Invece di assumere precari e giovani disoccupati, si introduce il cumulo tra pensione e redditi da lavoro
· Si tagliano enti pubblici (e quindi posti di lavoro) con meno di 50 unità in organico, non si studia la utilità o inutilità dell’Ente , si va direttamente alla sua soppressione,
le pubblicazioni degli Enti (destinati ai cittadini come gli opuscoli informativi)
saranno ridotti del 50% rendendo più arduo l’accesso ai servizi specie per anziani e migranti.
· Nell'anno 2009 alcune norme che permettevano incrementi del salario accessorio saranno disapplicate in particolare nei settori dei Ministeri e delle Agenzie fiscali. Conti alla mano il salario accessorio pro capite sarà ridotto di centinaia di euro annui; per non parlare della norma, particolarmente odiosa, che taglia il salario accessorio a chi si assenta per l’accudimento di un familiare colpito da handicap;
· Lavoro sempre più flessibile nella PA
· Per ogni 10 pensionamenti una sola assunzione, almeno per il 2009
· Tetto alle stabilizzazioni
· Riduzione dei fondi destinati alla contrattazione decentrata, nel 2010 avverrà la riduzione del 20% di alcune norme, nel fondo non transiterà più la quota del 20% dei risparmi derivanti dal part time
· Progressioni orizzontali solo ogni tre anni;
· Nuove fasce orarie per la reperibilità durante la malattia;dalle 800 alle 1300, dalle 14 alle 20.00 tutti i giorni festivi inclusi rispetto alle 4 oggi in vigore. Le malattie che si protrarranno per più di 10 giorni non potranno più essere giustificate dal medico della Mutua ma da una struttura sanitaria pubblica. Nei primi 10 giorni di malattia non percepiremo alcuna indennità, quindi alcune voci del salario accessorio (per esempio la produttività) sarà tolta con evidenti ripercussioni negative sullo stipendio.
Dopo anni che ci raccontano che il lavoro pubblico è “contrattualizzato”, coerentemente
ne disciplinano molti aspetti con legge; dicono di voler risparmiare, ed obbligano a visite fiscali costosissime (con quali soldi si pagheranno, forse con quei pochi con cui si pagavano
i servizi pubblici?), dicono di volere migliorare l’efficienza degli enti ed obbligano a rivolgersi
a fantomatiche strutture pubbliche (quali, per caso quelle del nostro intasatissimo servizio sanitario nazionale?), dicono di perseguire il benessere dei cittadini e tagliano lo stipendio a
chi accudisce un ammalato grave, mettono i dipendenti in situazione totalmente passiva rispetto ai dirigenti (vedi disciplina del part-time e della permanenza al lavoro oltre i limiti
di età) che non sempre sono stati selezionati per competenza o capacità organizzative. E, finalmente, colpiscono il sindacato, il vero responsabile della fannullonite e degli sprechi (quelli per le consulenze, per i costi della politica, ecc. ecc.).
Ma questi, sanno di cosa stanno parlando?
Stiamo ancora aspettando di sapere come intendono migliorare i servizi pubblici.
LE NORME RIGUARDANTI ASSUNZIONI E PRECARIATO
Art.21 Modifica il D.Lgs. 368/01 consente l’utilizzo di contratti a tempo determinato anche per le attività ordinarie
Art.46 Collaborazioni Modifica del D.Lgs.165 disposta dall’ultima finanziaria che restringeva le collaborazioni a persone con specializzazione universitaria. Il nuovo decreto allarga anche ai professionisti iscritti all’albo, artigiani, artisti, con accertata esperienza.Si introduce la responsabilità amministrativa per i dirigenti che violino la norma.
Art.49 lavoro flessibile nella PA Il decreto vieta l' utilizzo dello stesso lavoratore per più di tre anni anche in presenza di diversi contratti.
Art.66 turn over: stabilizzazioni e assunzioni ordinarie Assunzioni ordinarie_ Rispetto alla finanziaria 2007, per il 2008 si riduce al 20% delle risorse la possibilità di utilizzo del turn over e si limita al 10% il turn over per il 2009.
Si prevedono ulteriori assunzioni per il 2008 75 milioni (25 per il 2008 e 50 per il 2009) e si abroga l’analogo fondo previsto dalla finanziaria 2008 per il 2010.
Per il 2010 si riduce il turn over dal 60% al 20%, identica percentuale è prevista per il 2011
Per il 2012 è previsto il 50% del turn over.Le università vesubiscono forti limitazioni nell'utilizzo del turn over,è ridotto il fondo ordinario (FFO) di complessivi 455 milioni entro il 2013 (
Per gli Enti Pubblici di Ricerca è previsto l’utilizzo del 100% del turn over per il triennio 2010-2012, sempre con il limite delle unità cessate. Non è chiaro per il 2009 se rimane la possibilità di utilizzare il 100% delle risorse del turn over o se vengono compresi nelle nuove limitazioni. Lo sblocco completo delle assunzioni per tutta la Pubblica Amministrazione è rimandato al 2013.
Stabilizzazioni_ Sarà possibile utilizzare solo il 40% delle risorse liberate dal turn over per il 2008. Riduzione al 10% per il 2009, riferito sempre alle unità cessate. Per gli Enti di Ricerca permane il dubbio già espresso in precedenza. In questo modo si chiude la porta alla stabilizzazione di tanti precari in possesso dei requisiti e si prepara il licenziamento di tanti precari che con vari contratti sono presenti da anni nella Pubblica Amministrazione
Le assunzioni ordinarie slittano di alcuni anni e questo avrà ripercussioni negative sulle dotazioni organiche già duramente colpite in questi anni
Dietro alle estenalizzazioni.....
La crescita del debito pubblico nasconde una verità, cioè il dover fare i conti con una politica clientelare, che negli anni ha dimenticato le reali esigenze di una macchina amministrativa assumendo anche quando non c’era bisogno.
Nel tempo la “politica”, della Prima e della Seconda Repubblica, ha scaricato proprie responsabilità (assunzioni facili e clientelari, scarsa considerazione delle competenze necessarie a gestire servizi sempre più complessi, utilizzo del potere per fini personali, ecc.) sui dipendenti pubblici, incapaci e incompetenti, oltre che fannulloni….
I vari parametri del patto di stabilità ed il blocco del turn over sono stati, poi, negli ultimi 10 anni i paraventi dietro i quali le Amministrazioni si sono nascoste per attuare una politica di dismissione delle proprie funzioni verso realtà considerate più “consone” alle esigenze dei cittadini.
Si va dalle nascite delle aziende alle varie esternalizzazioni verso realtà imprenditoriali: abbiamo avuto società partecipate dal Comune aperte ai privati, società cosiddette “in house” a totale partecipazione pubblica, appalti di servizi vari compresi i cosiddetti “global service” dove si dava all’appaltatore tutte le funzioni di un certo settore.
In molti casi questa gestione dei servizi già svolti da personale pubblico, è servita a inserire qualche politico nei consigli di amministrazione operando qualche assunzione ; sono nate poi alcune “carriere” (politici riciclati nel ruolo di amministratori di aziende pubbliche o a partecipazione pubblica), si è fatto ampio uso di quella precarizzazione del rapporto di lavoro per esempio con la sostituzione di personale di ruolo con personale “in appalto” da cooperative.
Urge sottolineare ancora cosa questo abbia provocato nel tempo: aumento del costo dei servizi erogati dalle aziende pubbliche, utilizzo di personale precario e sottopagato. Oggi non abbiamo i conti sugli effettivi costi dei processi di esternalizzazione, mentre ben conosciamo gli stipendi da fame degli esternalizzati….
Fatti due conti una ausiliaria delle scuole con contratto delle cooperative sociali arriva a malapena a 900 euro mensili, sotto 1000 euro (con straordinari) ritroviamo gli addetti alla manutenzione delle strade o i cimiteriali con il contratto nazionale multiservizi.
D’altra parte, è mancato un chiaro controllo non solo sui risultati di tali scelte, ma anche sulla loro effettiva convenienza, anche perché inizialmente non sono stati illustrati gli effettivi costi dei servizi: nessuno sa con certezza in quali voci (quanto per la sede, quanto per la pulizia, quanto per gli arredi, quanto per il personale, ecc.) si può scomporre il costo ad esempio, del servizio di gestione di un asilo nido. Il sospetto è che i risparmi se risparmi ci sono (appunto, a nessuno è dato di saperlo) siano solo da attribuire agli stipendi ridotti del personale delle cooperative appaltatrici, alla precarietà dei loro posti di lavoro….
Dietro l’altro falso paravento del patto di stabilità sono state create le condizioni per una spietata politica di outsourcing, a discapito del personale dipendente di cooperative o di altre realtà imprenditoriali, sfruttato e sottopagato, e del personale interno, demonizzato perché fannulloni .
Non si vogliono qui “demonizzare” le cooperative, ma l’utilizzo illegittimo del personale delle stesse. L’utilizzo è illegittimo perché spesso e volentieri è un appalto di mere prestazioni di lavoro, consentito dalla legge solo in determinate condizioni soggettive e oggettive, rivolgendosi alle agenzie del lavoro e solo per determinati tipi di prestazione. Condizioni nessuna delle quali viene mai rispettata.
Allora perché non scegliere soluzioni cristalline, e cioè avviare selezioni per creare graduatorie che garantiscano la disponibilità di un numero adeguato di personale qualificato (e non “in appalto” e quindi soggetto alle censure della direzione provinciale del lavoro) da utilizzare nei vari servizi.
Inoltre, è troppo chiedere perché si sceglie una forma di gestione invece di un’altra, e quali strumenti si adottino per indirizzare e controllare il rispetto delle norme di organizzazione e gestione dei sevizi da parte delle aziende, che, si ricorda, saranno anche S.p.a., ma continuano a spendere il denaro pubblico???
La risposta del perché non si faccia dovrebbe darcela l’amministrazione, più volte interpellata sull’argomento. Ad oggi ancora una risposta non c’è, anzi le prime esternazioni del nuovo sindaco spingono verso una ulteriore radicalizzazione dei processi di esternalizzazione.
La prossima Legge finanziaria……
Se piove di quel che tuona………
· Tagli per 9,6 miliardi di euro a carico dei servizi pubblici e sociali di ogni tipo: blocco
dipendenti pubblici e i cittadini utenti, che avranno servizi più scadenti e a prezzi più alti;
che dovranno pagare ticket a gogò (e meno male che la destra dice di abbattere le tasse!).
· Saranno cumulabili i redditi da lavoro e quelli della pensione, un cumulo che lascerà nella disoccupazione le giovani generazioni. In questo modo si scoraggia la nuova
le imprese e non certo per aiutare i lavoratori, che hanno solo bisogno di forti aumenti salariali.
· Invece di tassare le case sfitte (e assegnarle a chi ne ha bisogno) e le grandi proprietà immobiliari, si sceglieranno piani di emergenza abitativa ,dai quali saranno magari
· Nessun investimento nelle energie rinnovabili, ma rilancio del nucleare, cioè dell’incubo del disastro ecologico e dell’attentato alla sicurezza e alla vita umana, animale e vegetale. Oltretutto, sono in progressivo esaurimento le scorte di uranio e con molti meno investimenti potrebbero nascere impianti di energia pulita.
· Saranno rafforzate le norme (compresa quelle sull’apprendistato) che hanno reso precario il lavoro e l’esistenza di molti; saranno invece favorite le imprese.
· Ci saranno nuove privatizzazioni. E pensare che quelle degli anni ottanta e novanta non hanno di certo reso migliori, più accessibili e meno cari i servizi. Gli Enti pubblici saranno trasformati in aziende e i privati vi dovranno detenere non meno del 30% delle quote azionarie. In questo modo non esisterà controllo e direzione a fini sociali dell’economia, per favorire solo interessi speculativi e di mercato.
· Non sarà possibile conoscere “on line” i redditi dei grandi speculatori finanziari, immobiliari e industriali. Spariscono le norme antiriciclaggio del denaro di provenienza criminale: un bel regalo a ogni tipo di malaffare.
Comune di Pisa
Un’estate in attesa di risposte???
E’ iniziata l’estate ma l’Amministrazione non ha ancora fornito le risposte ai tanti quesiti
Tre sono le priorità per i Cobas
La questione salariale
Gli stipendi sono ormai privi di reale potere di acquisto e pensare a progetti incentivanti in ogni settore invece che favorire processi di esternalizzazione vorrebbe dire risparmiare soldi pubblici e accrescere professionalità e produttività del personale. Nello stesso tempo elevare il buono mensa è diventata una priorità per consentire ai colleghi di fare un pasto regolare. Ad oggi con 5 euro e 27 il rientro pomeridiano è tutto una rimessa.
La questione delle regole
Manca un regolamento che disciplini le modalità di controllo sulle società pubbliche e l’attuazione di un efficace controllo sui servizi esternalizzati.
La riorganizzazione dei servizi
Sfidiamo l’Amministrazione a dimostrare dove stia la presunta convenienza delle esternalizzazioni, dati e normative alla mano
Su questi punti a partire da Settembre i Cobas attiveranno le forme di mobilitazioni e di protesta, accompagnando ogni momento a proposte che non potranno essere eluse.
Presso la sede provinciale dei COBAS, Via San Lorenzo n°38, sono attivi
i servizi
· di Patronato
· CAF,
· lo sportello legale
· la consulenza sulle tematiche inerenti il rapporto di lavoro nella
Pubblica Amministrazione.
Per appuntamenti ed informazioni: Tel. 050 8312172
Fax 050 8310084
e-mail confcobaspisa@alice.it